Ahimsā è un importante precetto dell’Induismo, del Giainismo e del Buddhismo, citato negli antichi testi delle Upaniṣad già nel IX secolo a.C.
Il termine compare per la prima volta nella Chāndogya Upaniṣad, e successivamente il concetto fu elaborato e sviluppato, nel corso secoli, in testi come la Bhagavadgītā, i Purāṇa e la letteratura buddista.

I monaci Giainisti, come quello raffigurato, indossano maschere bianche per impedire a sé stessi di ingerire accidentalmente organismi viventi e, conseguentemente, di ucciderli. Essi, infatti, credono fermamente che il danno causato ad altri esseri viventi equivalga a un danno provocato verso se stessi.
Nella cultura giainista, quindi, la protezione di ogni forma di vita si identifica con il bene supremo.

L'AHIMSA E I SAMNYASIN
Il concetto è innanzitutto proprio dei saṃnyāsin (i “rinuncianti”) i quali, per realizzare l’obiettivo della loro pratica, ovvero per conseguire il mokṣa, devono abbandonare qualsivoglia karma e quindi qualsiasi sacrificio (yajña). Inoltre, essendo la dimensione della “morte” gravemente impura (sia nell’atto di uccidere, sia nell’aver contatto con i cadaveri) e non avendo a disposizione riti riparatori per tali contaminazioni, il rinunciante deve fare estrema attenzione a non procurare la morte ad alcun essere vivente.
Originalmente visto come “assenza del desiderio di uccidere”, ferire o danneggiare in alcun modo qualunque essere vivente, l’accezione moderna più comune è quella che si identifica in una serie di valori positivi quali compassione, amicizia e gentilezza, valori che uniformano e ispirano la convivenza civile.

Ahimsa è il primo yama (voto di osservanza) elencato da Patanjali (vissuto tra il II e il V secolo a.C.), una disciplina autoimposta e messa in pratica per coltivare le virtù e temprare le nostre attitudini.
La virtù dell’ahimsa ha il proprio fulcro nell’assenza della paura: se non recheremo danni verso il prossimo, egli non ne provocherà a noi e, di conseguenza, conseguiremo la libertà dal giogo della paura. Ovviamente, oltre agli atti quotidiani, anche le nostre parole e i nostri pensieri dovranno essere privi di ogni aggressività.
ARTICOLI DEDICATI ALL’INDIA SU AMAZING JOURNEY:
ENRICO BACCARINI